Pur essendo un fenomeno
globale la moda spesso è viziata di esterofilia. Conia neologismi e slogan tormentoni.
Ama colpire tutti ma spesso e volentieri parla inglese, una lingua più
sintetica e di sicuro impatto. Tuttavia, pur volendo essere puristi e volendo
difendere la nostra lingua, per non sentirsi fuori dal mondo e sempre informati
sui fatti bisogna conoscere qualche termine. Soprattutto se affetti da
dipendenza da instagram, l’applicazione per smartphone che permette di scattare
foto, modificarle con filtri speciali e condividerle sui principali social
network.
Instagram è una sorta di mostra fotografica aperta a tutti e pullula soprattutto di fashion blogger o semplici fashion addict che corredano le fotografie con i famosi hashtag, ovvero termini preceduti dal simbolo # (meglio noto come cancelletto) che servono per collegare tutto a macrotemi.
Instagram è una sorta di mostra fotografica aperta a tutti e pullula soprattutto di fashion blogger o semplici fashion addict che corredano le fotografie con i famosi hashtag, ovvero termini preceduti dal simbolo # (meglio noto come cancelletto) che servono per collegare tutto a macrotemi.
Ecco, dunque, l’ ABC, una sorta di alfabeto per essere non dico alla moda ma almeno in corsa coi tempi. Per
non scappare a cercare di nascosto termini su internet come se foste delle
ladre.
A come arm party che sta per “festa delle braccia”.
Abbandonata ormai la regola “less is more”. La regola è quella di mischiare
insieme i bracciali più vari. Abbondate!
B come biker boots. Letteralmente “stivali da motociclista”.
Neri e bassi non pensiate che siano solo per bad girl. Mixati nel modo giusto
possono essere rock ma anche bohemien.
C come camouflage che significa camuffamento. Si riferisce
allo stile militare che sta ritornando strisciando silenziosamente. Soprattutto
su pantaloni e leggins.
D come doctor bag. La borsa che fa il verso a quella dei
medici di famiglia di una volta.
E come emerald/smeraldo la tonalità di verde eletta come
colore dell’anno.
F come floreal. Va da sé che è la fantasia fatta di fiori su
pantaloni e giacche. Effetto prato. Non solo in primavera.
G come geometric, la fantasia che strizza l’occhio all’optical
in pieno stile anni 70.
L come lace, ovvero il pizzo. Il tessuto che più di tutti
interpreta lo stile romantico e retrò. Perfetto se mixato con pezzi più forti
come la pelle.
M come mannish: donne vestite in stile maschile rubando
dall’armadio di lui. Per uno stile comodo ma sofisticato.
N come navy cioè lo stile marinaro. Perché non è estate
senza righe bianche e blu e pantaloni capri.
O come outfit. Una sola parola per indicare si è vestiti un
dato giorno. Sta per completo, equipaggiamento. Ovvero il risultato finale
degli abbinamenti dei vari capi.
P come peplum, cioè la fascia di stoffa che si adagia come
un volant intorno al punto vita di un vestito, una gonna o maglia.
S come studs = borchie, borchie e ancora borchie. Come non
le abbiamo mai viste.
T come tangerine tango, il colore arancio dai toni rossastri
che “doveva” essere il colore del 2012. Ma si sa: ciò che non è esploso prima
può scoppiare dopo. Infondo la moda è una goccia che cade dall’alto e a volte
ha bisogno di tempo prima di inondare le masse.
V come velvet o velluto il tessuto tipicamente invernale che
dovrebbe essere il protagonista della prossima stagione fredda.
Detto questo dovreste essere aggiornate. Ma #ricordate: la moda è come una folta di
vento, repentina e veloce nel cambiamento. Nuovi termini compariranno per definire nuovi bisogni e desideri. E tanti altri abc ci aspettano.
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